La minaccia di Erdogan

Un accordo indispensabile

È indispensabile che Hollande porti il prima possibile ad un incontro la diplomazia russa e quella americana per trovare una bozza di intesa sul da farsi in Siria. L’abbattimento del jet russo da parte della contraerea turca è più che un brutto incidente, è un avvertimento. Non c’era nessuna ragione legata alla strategia difensiva di un paese per tirare giù un aereo da guerra che ha invaso - pochi secondi - il tuo spazio aereo, sempre ammesso che lo abbia invaso e non fosse nel tuo mirino. La Turchia non ha nessun piacere che ci si sbarazzi dell’Is in fretta, come non ha nessun piacere all’Idea che Assad possa riprendere il potere. Perché se l’Is venisse annientata rapidamente i curdi avrebbero ragione di rivendicare un loro Stato indipendente, capace di devastare l’assetto nazionale turco solo per attrazione e con Assad in sella, sarebbe più difficile lo smembramento della Siria che Ankara vede come un’occasione di espansione a sud. Un conto per Erdogan è la generica guerra di Obama contro l’Is via area che potrebbe durare altri 15 anni, un altro completamente diverso, è l’avanzata militare russa nella regione che come hanno confermato le immagini satellitari si sta consumando con mezzi terrestri. Il dissidio fra americani e russi consente ad Erdogan di fare quello che gli pare, persino tirar giù un aereo con la massima tranquillità. Così come domani di fronte al rischio che Assad rimanga al potere, altri stati sunniti dell’area potrebbero continuare ad aiutare i ribelli senza preoccuparsi di chi appartenesse allo Stato islamico e chi no. La Siria fa gola a molti e una condizione critica come quella attuale, può essere preferita ad una ricomposizione nazionale sotto l’influenza iraniana. Per questo dall’inizio del conflitto crediamo che sarà difficile rivedere lo Stato che abbiamo conosciuto nel secolo scorso, all’indomani degli accordi fra Sykes e Picot. Ma senza un’intesa di massima tra russi e americani, non avremo semplicemente una Libia bis, come teme il ministro degli esteri italiano Gentiloni, ma lo scatenarsi di una guerra le cui proporzioni non sono nemmeno ancora immaginabili. I due fronti contrapposti si potrebbero organizzare sulle etnie sciite e sunnite che si stanno combattendo senza risparmio di colpi nella regione e l’Isis diventerebbe il capofila di un’alleanza capace di potenziare i suoi colpi. Uno scenario del genere, non si può escludere fino a che Obama e Putin non trovino un accordo politico strategico, senza il quale si andrebbe dritti verso la catastrofe.

Roma, 26 novembre 2015